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Benvenuto a Pola

Breve storia di una città e di cosa non si può perdere

Pola è uno dei centri croati più vivaci dell’Istria, la piccola penisola triangolare bagnata dalle acque settentrionali del mar Adriatico, ed è nota, come il resto della regione Istriana, per il clima mite, il mare calmo e la natura incontaminata.

Come ogni città di mare la sua storia è uno stratificarsi di popoli, tradizioni, costruzioni e bombardamenti e ciò la rende uno dei centri più interessanti di tutta l’area.

Pola e la sua Arena

Anche se una leggenda racconta che i primi abitanti di Pola furono Giasone e gli Argonauti, la vera fondazione della città avvenne per merito dei Romani che conquistarono l’area nel 177 a.C., costruendo poi la città intorno al 46 a.C. come colonia di cittadini romani (chiamata allora Pietas Iulia).

Il glorioso passato romano di questa città si può ancora respirare passeggiando tra le sue vie, punteggiate di monumenti emblematici, primo fra tutti il suo anfiteatro, il monumento antico meglio conservato di tutta la Croazia.

L'anfiteatro di Pola

L’anfiteatro, noto anche con il nome di Arena di Pola, domina l’intero centro storico e ne è il simbolo più iconico. È il sesto anfiteatro più grande ancora esistente ed è stato costruito tra il 2 a.C. e il 14 d.C. per volere del primo imperatore, Augusto.

La forma che vediamo oggi, però, è frutto di un ampliamento voluto da Vespasiano, lo stesso imperatore che fece costruire il Colosseo. Vespasiano voleva che l’Arena ospitasse i combattimenti con i gladiatori e che questi potessero essere ammirati da 23.000 spettatori.

Arena di Pola

Le ragioni del rinnovamento dell’Arena

Si racconta, però, che l’intento di imbonirsi la popolazione non fosse l’unica ragione alla base di questo rinnovamento; ce n’era una molto personale: omaggiare una donna, Cenis, una liberta nativa di Pola, amante ufficiale dell’imperatore.

L’Arena, che prende il nome proprio dal termine latino harena (la sabbia sulla quale combattevano i gladiatori) è l’unica superstite oggi a conservare le torri angolari quadrate che caratterizzavano questa tipologia di edifici.

Qui veniva immagazzinata acqua profumata all’interno di apposite cisterne, due per torre, utile ad alimentare alcune fontane o per essere spruzzata sui presenti nelle giornate più calde.

L’anfiteatro sorgeva appena fuori dalle mura romane, su un terreno in pendenza, inconveniente superato dai suoi architetti con un basamento più alto verso il mare, sul quale si ergono ancora oggi due livelli di archi a tutto sesto sorretti da massicci pilastri e, sopra questi, un attico, forato da aperture quadrangolari.

L’intera struttura è stata realizzata in pietra calcarea, purtroppo in parte usata nei secoli successivi per costruire altri edifici della zona.

Una piccola curiosità

In periodo rinascimentale, quando la città era sotto il dominio della Serenissima Repubblica di San Marco, alcuni nobili avevano addirittura suggerito di smontare pietra per pietra l’intero anfiteatro per riedificarlo a Venezia.

Fortunatamente il senatore veneziano Gabriele Emo si oppose con forza e gli abitanti di Pola, per ringraziarlo, gli dedicarono una statua che si può ancora ammirare proprio nei pressi di questo imponente monumento.

L’Arena non è l’unica testimonianza di quanto Pola fosse una città fiorente dell’Impero romano, con il suo vivace porto e il suo antico foro. Di questo spazio, infatti, rimane oggi uno degli edifici più importanti: il Tempio dedicato ad Augusto.

Il Tempio dedicato ad Augusto

Questo elegante monumento dalle proporzioni slanciate, è stato costruito tra il 2 a.C. e il 14 d.C. per volere di Ottaviano Augusto, già committente dell’Arena.

L’edificio sacro, con le sue raffinate colonne corinzie, ha vissuto peripezie simili a quelle del Partenone di Atene: trasformato in chiesa e poi in granaio fu infine danneggiato dai bombardamenti degli alleati durante la Seconda Guerra Mondiale, periodo durante il quale la città era in mano all’esercito tedesco.

Fortunatamente un attento restauro ricostruttivo ne ha restituito per intero la bellezza.

Il Tempio di Augusto

Le atrocità della guerra solo in rarissime e fortunate circostanze sanno portare con sé dei benefici: è questo il caso di un esteso mosaico pavimentale, scoperto proprio grazie alle stesse bombe alleate che hanno fatto crollare parte del tempio del foro.

La sua decorazione vede un alternarsi ordinato tra motivi geometrici ed elementi naturali appartenenti a flora e fauna; tra questi soggetti più comuni spicca però il riquadro centrale della porzione di sinistra, raffigurante la punizione di Dirce, un soggetto davvero poco ricorrente nei tempi antichi.

C’è infine un ultimo monumento romano che merita di essere visto per il suo incredibile stato di conservazione e per quanto sia stato amato negli anni dagli artisti, tra i quali va citato il celebre Michelangelo Buonarroti.

L’Arco trionfale dei Sergi

Si tratta dell’Arco trionfale dei Sergi, innalzato di fianco a una delle porte della città tra il 25 e il 10 a.C. dalla matrona Salvia Postuma in onore del marito Lucio Sergio Lepido, come recita l’iscrizione di dedica sull’attico.

Si tratta di un arco a un unico fornice, inquadrato da due coppie di colonne eleganti e slanciate di ordine corinzio. La sua decorazione è molto più raffinata rispetto a quella del contemporaneo arco di Augusto a Rimini: quadrighe, putti che reggono festoni carichi di fiori e frutta, e le immancabili Vittorie alate, da sempre elementi imprescindibili di questa tipologia di monumenti.

L'Arco dei Sergi

Non solo tesori dell’epoca romana

Pola non conserva soltanto tesori artistici del periodo romano, nel centro della città sono diversi, infatti, i monumenti che raccontano del periodo medievale, del dominio veneziano e di quelli successivi: austro-ungarico, italiano, nazista e jugoslavo.

Il Palazzo del Comune e la Concattedrale

Al periodo medievale risalgono il palazzo del Comune, posto nella piazza del foro, più volte maneggiato nei secoli seguenti, e la Concattedrale dell’Assunzione della Beata Vergine di Pola, anch’essa ampliata e interessata da diversi interventi successivi.

Uno di questi, datato tra il 1671 e il 1707, portò alla costruzione del campanile, per il quale fu utilizzato materiale in larga parte proveniente dall’Arena romana.

La Cappella di Santa Maria Formosa e il Monastero di San Francesco

Altri due edifici sacri vanno certamente ricordati per il loro pregio: il primo è la Cappella di Santa Maria Formosa, parte di un complesso abbaziale poi demolito. Si tratta di uno dei principali monumenti paleocristiani in stile bizantino dell’Istria il cui aspetto era molto simile a quello del Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna.

A questo piccolo capolavoro italiano, infatti, si ispirava, con la differenza che per la Cappella di Pola si utilizzò la pietra e non il mattone come materiale da costruzione.

Estremamente maestoso doveva essere l’interno, decorato da preziosi mosaici, i cui resti sono visibili presso il Museo Archeologico dell’Istria.

Il secondo edificio da menzionare è il Monastero di San Francesco, la cui chiesa è stata costruita nei primi anni del Trecento e presenta il caratteristico stile semplice dei complessi francescani con elementi in tardo stile romanico uniti a dettagli decorativi gotici.

La statua di James Joyce

Non si può terminare questa passeggiata alla ricerca delle bellezze di Pola senza citare uno degli ultimi capolavori artistici di cui si è dotata la città. Si tratta della statua in bronzo di James Joyce, collocata tra i tavolini del caffè “Uliks” (Ulisse in croato) proprio come il titolo del suo più celebre romanzo.

L’opera, realizzata dal celebre scultore croato Mate Čvrljak nel 2003, vuole omaggiare lo scrittore irlandese che per un breve periodo della sua vita insegnò inglese proprio a pochi passi da questo bar dal quale oggi continua a sorseggiare il suo caffè all’ombra dell’Arena.

Il Castello e le fortezze

Passando poi al periodo in cui Pola fu interessata dalla dominazione veneziana, va citato un monumento di grande rilevanza, da cui si può godere di una splendida vista sulla città: è il castello, fortezza veneziana ubicata sulla sommità del colle principale che si affaccia sul porto.

La sua forma quadrangolare circondata da quattro bastioni a forma di picca è stata progetta intorno al 1630 dall’architetto francese Antoine De Ville su commissione del governo veneziano, interessato a difendere Pola, centro di fondamentale importanza per i traffici marini dell’alto Adriatico, da possibili attacchi esterni.

Questo non è l’unico monumento militare della città, sono diverse, infatti, le fortezze risalenti al periodo austro- ungarico oggi visitabili; facevano parte di un’efficiente e complessa rete difensiva volta a proteggere il porto militare più importante dell’impero. Tra queste va ricordata la fortezza di Varudella, riconfigurata per ospitare l’acquario della città, il più grande della Croazia.

Le fortezze

Molti sarebbero ancora i dettagli da raccontare della città di Pola e del suo variegato e unico patrimonio, ma per scoprirli davvero non vi resta che passeggiare tra le sue vie, esplorare i suoi musei, partecipare alle sue manifestazioni, immergendovi così nella sua storia.

L’autrice

Monika Petrović

Monika Petrović è nata nel 1979 a Pola.

Si è laureata nel 2004 presso la Facoltà di Scienze Umanistiche e Sociali di Rijeka e anche presso il dipartimento di Arte, specializzazione in Pittura nella classe di Marijan Pongrac.

Lavora presso il Museo archeologico dell’Istria come restauratrice di vetro, ceramica e metalli.

È membro dell’HDLU (Associazione croata degli artisti) dell’Istria.